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Gaslighting -
articolo tratto da: Il giornale delle scienze psicologiche
State of Mind
ID Articolo: 39395 - Pubblicato il: 10 febbraio 2014
👤di Teresita Forlano
Il presente articolo vuole fornire una panoramica generale sugli aspetti psicologici del fenomeno del gaslighting. Il Gaslighting è una tecnica di crudele ed infida manipolazione mentale.
Esiste una violenza che non è fatta di rabbia espressa, al contrario, è insidiosa, fatta di silenzi ostili alternati a parole pungenti. E’ una forma d’abuso antica, perpetrata in modo particolare tra le “sicure” mura domestiche, che lascia profonde ferite psicologiche.
Il presente articolo vuole fornire una panoramica generale sugli aspetti psicologici del fenomeno del gaslighting.
Che cos’è il Gaslighting: una tecnica di manipolazione mentale.
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Il termine deriva da un’opera teatrale del 1938 Gas light (Luci a gas, inizialmente nota come Angel Street negli Stati Uniti), e dagli adattamenti cinematografici di Alfred Hitchcock “Rebecca – la prima moglie” del 1940 e “Angoscia” film italiano del 1944. La trama tratta di un marito che cerca di portare la moglie alla pazzia manipolando piccoli elementi dell’ambiente, e insistendo che la moglie si sbaglia o si ricorda male quando nota questi cambiamenti. Il titolo origina dal subdolo affievolimento delle luci a gas da parte del marito, cosa che la moglie accuratamente nota ma che il marito insiste essere solo frutto dell’immaginazione di lei.
Da qui, il termine gaslighting è utilizzato per definire un crudele comportamento manipolatorio messo in atto da una persona per far si che l’altra dubiti di se stessa e dei suoi giudizi di realtà fino a sentirsi confusa, sbagliata.
Il gaslighter
Gaslighter, viene definito colui che mette in atto tale manipolazione mentale, minando alla base ogni certezza e sicurezza del partner, agendo come un vero e proprio lavaggio del cervello, che mette la vittima in condizione di pensare di meritare quella punizione e di avere colpa per aver sbagliato.
Questo tipo di violenza psicologica è insidiosa, sottile, a volte giustificata dalla stessa vittima. E’ una violenza gratuita e persistente, somministrata a dosi quotidiane, ed ha la capacità di “annullare” la capacità di giudizio e autonomia valutativa la persona che ne è bersaglio.
La ricerca dimostra che nella stragrande maggioranza dei casi la vittima e il gaslighter sono quasi sempre partner o parenti stretti.
In numerosi casi il comportamento di gaslighting è adottato dal coniuge abusante per punire o allontanare l’altro quando si vivono rapporti coniugali conflittuali, insoddisfazioni personali e relazioni extraconiugali.
Il gaslighting è una forma di violenza che nasce anche all’interno di rapporti precedentemente costruiti sull’amore. Poi, accade che una frustrazione alla quale non si sa adeguatamente reagire, mette in crisi la sicurezza e la fiducia che ripone in sé il manipolatore e tutto crolla: l’amore è sostituito dalla cattiveria gratuita e dalle molestie.
Esempi di cattiveria:
“ Sei grassa! (magra, brutta, ecc..)”
“ Scusatela, mia moglie è una deficiente!”
“ Sbagli sempre tutto! Non ne fai una giusta!”
“ Ma come non ti ricordi! Me l’hai detto proprio tu!”
“ Non me l’hai mai detto! Te lo sarai immaginato!”
“ Le tue amiche sono insignificanti, proprio come te!”
“ Se ti lascio rimarrai sola per tutta la vita!”
“ Tu non sei nessuno!”
Messaggi dunque di svalutazione, ingiunzioni che feriscono emotivamente e l’anima, ancor di più se pronunciati alla presenza di altre persone come fosse una pubblica umiliazione. Il gaslighter sa come ferire, e prova godimento dagli effetti del suo comportamento.
Gaslighting: i manipolatori
Esistono tre categorie di manipolatori:
a) l’affascinante. E’ probabilmente il più insidioso, sottopone la sua vittima ad una continua doccia scozzese. Alterna silenzi ostili e tremende pungolature a momenti d’alluvione d’amore e lusinghe. Si può solo immaginare l’atmosfera di disorientamento che pervade la vittima.
b) Il bravo ragazzo. Che sembra avere a cuore solo il bene della vittima ma in realtà è un egoista camuffato da persona altruista. E’ sempre attento ad anteporre i propri bisogni, il proprio tornaconto personale a quello della vittima, anche se riesce a dare un’impressione opposta.
c) L’intimidatore. E’ il contrario dei manipolatori precedenti e, sicuramente, il più diretto. Non si preoccupa di nascondersi dietro false facciate. Rimprovera apertamente la vittima, fa battute sarcastiche su di lei, l’aggredisce esplicitamente.
Lo scopo del comportamento di gaslighting, comune alle tre categorie di manipolatori, è ridurre la vittima a un totale livello di dipendenza fisica e psicologica, annullando la sua capacità di autonomia e responsabilità. La persona vittima si troverà imprigionata da questo comportamento e, lentamente, le sue resistenze si affievoliranno sino a scomparire del tutto, diventando inconsapevole complice del suo aguzzino.
Le fasi della manipolazione del Gaslighting
In questo sprofondamento nell’abisso la vittima attraverserà tre fasi successive:
a) La prima fase sarà caratterizzata da una distorsione della comunicazione. Il perseguitato non riuscirà più a capire il persecutore. I “dialoghi” saranno caratterizzati da silenzi ostili, alternati da piccature destabilizzanti. La vittima si troverà così disorientata, confusa nella nebbia.
b) La seconda fase sarà caratterizzata da un tentativo di difesa. La vittima cercherà di convincere il suo abusante che quello che dice non corrisponde alla verità; proverà a instaurare un dialogo, ostinato, con la speranza che ciò serva a far cambiare il comportamento del gaslighter. La vittima si sentirà come investita da un compito basilare: le sue capacità d’ascolto e di dialogo riusciranno a far cambiare l’abusante.
c) La terza fase è la discesa nella depressione. La vittima si convincerà che ciò che l’abusante dice nei suoi confronti corrisponde a verità, si rassegna, diventa insicura ed estremamente vulnerabile e dipendente. In questa fase la perversione relazionale raggiunge l’apice: la violenza si cronicizza e la vittima si convince della ragione e anche della bontà del manipolatore che, spesso, viene anche idealizzato.
Riferimenti clinici e popolari sul gaslighting
La psicologa Martha Stout (2005) sostiene che i sociopatici usano frequentemente tattiche di gaslighting. I sociopatici trasgrediscono coerentemente leggi e convenzioni sociali, e sfruttano gli altri, ma sono anche tipicamente bugiardi credibili che negano coerentemente ogni misfatto. Così, alcune vittime di sociopatici possono dubitare della propria percezione.
Jacobson e Gottman (1998) riferiscono che alcuni mariti violenti potrebbero usare il gaslighting sulle proprie mogli, anche negando fermamente di aver mai commesso alcun atto di violenza.
Gli psicologi Gass e Nichols (1988) usano il termine gaslighting per descrivere una dinamica osservata fra coniugi in alcuni casi di adulterio. I terapeuti di sesso maschile possono contribuire al disagio delle pazienti femminili mal interpretando i loro comportamenti. I comportamenti di gaslighting del marito forniscono una ricetta per il così detto crollo psicologico per alcune donne e il suicidio in alcune delle peggior situazioni.
I componenti della Famiglia Manson nei crimini compiuti durante la fine degli anni sessanta entravano nelle case senza rubare nulla, ma spostavano i mobili per turbare i residenti.
GASLIGHTING: COME COMBATTERLO?
Pubblicato da Dott.ssa Simona Lauri il 23 Aprile 2019 Categorie Tag
Gaslighting-consigli-sul-come-combatterlo - Combattere il gaslighting
Sebbene si tratti di una situazione piuttosto complicata, esistono tecniche che possono essere utili per diminuire l’effetto del gaslighter sulla nostra felicità e sulla nostra sanità mentale.
Sii consapevole!
Una manipolazione di questo tipo è tale solo se non si vive in maniera consapevole lo scambio comunicativo e relazionale con l’altro; quindi una tecnica efficace per estinguere questa particolare forma di violenza psicologica, consiste proprio nel cominciare a ad avere un atteggiamento consapevole e attento quando ci si relaziona.
Ricorda…il gaslighter è, in realtà, un profondo insicuro
Dietro la figura di un narcisista affabulatore è spesso celata un’ insicurezza di fondo che lo porta a fare cose orribili. Per sentirsi alla pari dell’altro, ha bisogno di sentirsi superiore, per sentirsi sicuro, ha bisogno di sentire di avere il sopravvento sugli altri.
Non tentare di cambiarlo
Tieni presente che difficilmente sarai in grado di cambiare il gaslighter.
Il comportamento di gaslighting è l’unico modo in cui il manipolatore affettivo, conosce per gestire il suo mondo relazionale. Per questo motivo, è improbabile che rispondano agli appelli razionali per cambiare.
Di solito soltanto attraverso un percorso psicoterapeutico potrebbe essergli utile, dal momento lo aiuterebbe a “rinunciare” alla sua brama di potere sull’altro e a poco a poco, instaurare rapporti più sani.
Fuggi o tenta di risolvere
Rifletti: questa relazione è così importante al punto tale da sopportare i costanti attacchi alla tua persona e alla tua autostima’ Se il gaslighter è il tuo capo o supervisore, inizia a cercare un altro lavoro.
Se la persona è un familiare o un amico, considera come mettere una certa distanza tra di voi. Se è un partner, lascialo.
Se, invece, è una persona per te importante e vuoi preservare la relazione, probabilmente dovrai consultare un terapeuta.
Coltiva le relazioni
Hai bisogno di circondarti di persone che portano valore alla tua vita.
I gaslighters spesso cercano di isolare le loro vittime per poter mantenere il controllo.
Spesso manipolano ulteriormente le loro vittime portandole a pensare ed a convincerle di essere sole, che tutti sono dei “traditori” e che lui è l’unica persona in grado di amarla e proteggerla. Non fidarti.
Trascorri del tempo con amici e familiari. Controlla le tue percezioni parlando con altre persone che hanno assistito a ciò che il gaslighter chiama in causa. I diversi punti di vista delle persone che ti sono care rappresenta una “medicina” importante per non impazzire, ma può essere anche un buon inizio per ribellarsi al controllo del manipolatore.
Lavora per ricostruire la tua autostima.
Ricorda a te stesso che sei una persona amabile e capace, indipendentemente dall’opinione del gaslighter.
Ancora, potrebbe essere utile tenere un diario privato nel quale tenere traccia degli eventi che è probabile che il gaslighter contesti. Registra anche le esperienze positive e affermazioni di valore personale, utili per rinsaldare la tua autostima.
Chiedi aiuto professionale.
Le vittime dei manipolatori affettivi, spesso, perdono la fiducia in se stesse e vivono in un costante stato di ansia, stress e depressione.
Se ti riconosci in questo paragrafo, probabilmente avrai bisogno dell’aiuto di uno psicologo, per uscire dagli effetti devastanti del gaslighting.
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