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giovedì 22 aprile 2021


Eccomi a voi con un nuovo articolo, la cui vicenda mi ha davvero toccato nel più profondo dell'anima.

Ieri sera, per caso, mi sono soffermata a guardare a Chi l'ha visto, la vicenda di questa donna, Daniela, malata di cancro, la cui madre naturale, dopo averla abbandonata dalla nascita, ora rifiuta di sottoporsi alla prova del DNA, che potrebbe dare un filo di speranza a Daniela, madre di due bambine.

Introduzione

Oggi non mi limito a scrivere un articolo, ma voglio far sentire che sono vicina a tutte le donne che hanno subito una violenza di genere.

Quello che state per leggere, pertanto, è un articolo su una donna vittima di violenza, e di una bambina, vittima anch'essa, abbandonata. Anche quando scrivo articoli specifici, vorrei distaccarmi emotivamente dalla storia, ma molto spesso non ci riesco, è più forte di me; così, ogni dramma di cui parlo lo faccio mio, non limitandomi solo a informare.

La capacità di empatia è il dono più grande che ha uno scrittore, ma soprattutto l'essere donna, verso le vittime che hanno subito violenza da parte di un uomo violento e senza scrupoli. Credo che, la più grande risorsa che noi esseri umani possediamo sia, non la vendetta, ma la capacità di amare, la capacità di sorprenderci ancora per le piccole cose; di continuare a essere ciò che siamo, pur nel dolore che un tale atto barbarico subito possa renderci animali sperduti nella nostra sofferenza. Scrivo di questa vicenda, perché l'empatia è un dono che un carnefice che sceglie le sue vittime non possiede, ma anche, perché la natura ha fatto di noi donne, madre giudiziose, amorevoli e guerriere indomabili.

In questo appello, più che un articolo di giornale, però, voglio che il mio messaggio arrivi alla persona al quale è diretto, affinché prenda coscienza, che la vita non va sprecata, neppure se dietro c'è una ferita ancora aperta e forse mai rimarginata, e soprattutto, la speranza di un futuro non va mai negata a nessuno... sebbene il nostro cuore si sia inaridito e urli ancora vendetta e soddisfazione per un sopruso ma di cui la donna, dico mai, dovrebbe provare vergogna...

Non conosco la vera storia della donna, madre di Daniela, non so se sia stata vittima di un'orribile violenza dalla cui esperienza poi è rimasta incinta di Daniela; tuttavia, mi appello a questa signora affinché si sottoponga al test per salvare la vita di sua figlia, che in fondo è vittima quanto lei di un passato oscuro e terribile. Cara signora, che chiamerò "S", questo suo atteggiamento negazionista, la fa passare da vittima a carnefice, decretando e di proposito la morte di una persona, la cui unica colpa è stata quella di essere stata concepita nella maniera più brutale che una donna possa sostenere e superare. Però, non ha scelto lei di venire al mondo, non ha scelto lei di essere abbandonata, e la scelta, non è stata la sua, se, (so che ancora la legge sull'aborto non era stata introdotta legalmente in Italia) si è deciso di farla nascere.

Ora, dopo questo rifiuto, devo pensare, che la vera vittima di tutta questa storia sia proprio Daniela e le sue due bambine nonché sue nipotine, cara signora "S". Capisco che giustamente lei voglia rimanere nell'anonimato, ma non comprendo, come una madre possa assurgersi a giudice e condannare a morte una donna, sua figlia, deliberatamente senza provare risentimento alcuno.

La vendetta, cara signora, non porta altro che dolore su dolore, e riflettendoci, credo che non è su Daniela che dovrebbe rivolgerla, ma alla persona che le hanno fatto del male. Non è con la vendetta che lei potrà in seguito liberarsi la coscienza, ma con l'amore, quell'amore che a suo tempo è stato negato sia a lei che a Daniela.

Mi creda cara signora, lei che ora è nonna e madre di altri ragazzi, fratelli di Daniela, faccia questo passo, perché è dalle grandi azioni che si riconoscono le grandi donne, e lei credo proprio che lo sia, per il solo fatto che ha tenuto nascosto un grande e orribile segreto, e ha dovuto affrontare la scelta peggiore, di abbandonare, anche se figlia di un abuso e perché penso costretta, una figlia, sangue del suo sangue.

So che lei non è un mostro, ma una donna ferita che ancora si porta dentro le cicatrici di un passato non voluto, di un abominio che ancora oggi le brucia l'anima, ma non è rifiutando l'aiuto a Daniela che potrà cancellare ciò che è stata costretta a vivere in passato. Mi creda.

Faccia questo passo generoso verso una donna che non le sta chiedendo altro, di poter vivere ancora vicino alle sue figlie...

Spero con tutto il cuore, che nel suo animo rifiorisca il fiore della speranza per donarlo a Daniela, ridonarle la vita che le spetta, e, come Il ramoscello d'ulivo è dunque simbolo della rigenerazione dopo la distruzione causata dal diluvio, per far sì che la terra tornasse a fiorire. Allo stesso tempo, è anche simbolo di pace, poiché attesta la fine del castigo e la riconciliazione di Dio con gli uomini. Dunque, anche la sua anima, cara signora "S", può rigenerarsi e offrire il ramoscello di pace a Daniela, senza esporsi, in segreto...

Grazie se vorrà accogliere questa supplica scaturita, non da un egocentrismo letterario da scrittrice, ma da donna che parla a un'altra donna, con il cuore in mano.

Grazie

Qui vi riporto l'articolo link dell'articolo.


 



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