Eccomi a voi con un nuovo articolo, la cui vicenda mi ha davvero toccato nel più profondo dell'anima.
Ieri sera, per caso, mi sono soffermata a guardare a
Chi l'ha visto, la vicenda di questa donna, Daniela, malata di cancro, la cui
madre naturale, dopo averla abbandonata dalla nascita, ora rifiuta di
sottoporsi alla prova del DNA, che potrebbe dare un filo di speranza a Daniela,
madre di due bambine.
Introduzione
Oggi non mi limito a scrivere un articolo, ma voglio
far sentire che sono vicina a tutte le donne che hanno subito una violenza di
genere.
Quello che state per leggere, pertanto, è un articolo
su una donna vittima di violenza, e di una bambina, vittima anch'essa, abbandonata.
Anche quando scrivo articoli specifici, vorrei distaccarmi emotivamente dalla
storia, ma molto spesso non ci riesco, è più forte di me; così, ogni dramma di
cui parlo lo faccio mio, non limitandomi solo a informare.
La capacità di empatia è il dono più grande che ha uno
scrittore, ma soprattutto l'essere donna, verso le vittime che hanno subito
violenza da parte di un uomo violento e senza scrupoli. Credo che, la più
grande risorsa che noi esseri umani possediamo sia, non la vendetta, ma la capacità
di amare, la capacità di sorprenderci ancora per le piccole cose; di continuare
a essere ciò che siamo, pur nel dolore che un tale atto barbarico subito possa
renderci animali sperduti nella nostra sofferenza. Scrivo di questa vicenda,
perché l'empatia è un dono che un carnefice che sceglie le sue vittime non
possiede, ma anche, perché la natura ha fatto di noi donne, madre giudiziose,
amorevoli e guerriere indomabili.
In questo appello, più che un articolo di giornale,
però, voglio che il mio messaggio arrivi alla persona al quale è diretto,
affinché prenda coscienza, che la vita non va sprecata, neppure se dietro c'è
una ferita ancora aperta e forse mai rimarginata, e soprattutto, la speranza di
un futuro non va mai negata a nessuno... sebbene il nostro cuore si sia
inaridito e urli ancora vendetta e soddisfazione per un sopruso ma di cui la
donna, dico mai, dovrebbe provare vergogna...
Non conosco la vera storia della donna, madre di
Daniela, non so se sia stata vittima di un'orribile violenza dalla cui
esperienza poi è rimasta incinta di Daniela; tuttavia, mi appello a questa
signora affinché si sottoponga al test per salvare la vita di sua figlia, che
in fondo è vittima quanto lei di un passato oscuro e terribile. Cara signora,
che chiamerò "S", questo suo atteggiamento negazionista, la fa
passare da vittima a carnefice, decretando e di proposito la morte di una
persona, la cui unica colpa è stata quella di essere stata concepita nella
maniera più brutale che una donna possa sostenere e superare. Però, non ha
scelto lei di venire al mondo, non ha scelto lei di essere abbandonata, e la
scelta, non è stata la sua, se, (so che ancora la legge sull'aborto non era
stata introdotta legalmente in Italia) si è deciso di farla nascere.
Ora, dopo questo rifiuto, devo pensare, che la vera
vittima di tutta questa storia sia proprio Daniela e le sue due bambine nonché
sue nipotine, cara signora "S". Capisco che giustamente lei voglia
rimanere nell'anonimato, ma non comprendo, come una madre possa assurgersi a giudice
e condannare a morte una donna, sua figlia, deliberatamente senza provare
risentimento alcuno.
La vendetta, cara signora, non porta altro che dolore
su dolore, e riflettendoci, credo che non è su Daniela che dovrebbe rivolgerla,
ma alla persona che le hanno fatto del male. Non è con la vendetta che lei
potrà in seguito liberarsi la coscienza, ma con l'amore, quell'amore che a suo
tempo è stato negato sia a lei che a Daniela.
Mi creda cara signora, lei che ora è nonna e madre di
altri ragazzi, fratelli di Daniela, faccia questo passo, perché è dalle grandi
azioni che si riconoscono le grandi donne, e lei credo proprio che lo sia, per
il solo fatto che ha tenuto nascosto un grande e orribile segreto, e ha dovuto
affrontare la scelta peggiore, di abbandonare, anche se figlia di un abuso e
perché penso costretta, una figlia, sangue del suo sangue.
So che lei non è un mostro, ma una donna ferita che
ancora si porta dentro le cicatrici di un passato non voluto, di un abominio
che ancora oggi le brucia l'anima, ma non è rifiutando l'aiuto a Daniela che
potrà cancellare ciò che è stata costretta a vivere in passato. Mi creda.
Faccia questo passo generoso verso una donna che non
le sta chiedendo altro, di poter vivere ancora vicino alle sue figlie...
Spero con tutto il cuore, che nel suo animo rifiorisca
il fiore della speranza per donarlo a Daniela, ridonarle la vita che le spetta,
e, come Il ramoscello d'ulivo è dunque simbolo della rigenerazione dopo la
distruzione causata dal diluvio, per far sì che la terra tornasse a fiorire.
Allo stesso tempo, è anche simbolo di pace, poiché attesta la fine del castigo
e la riconciliazione di Dio con gli uomini. Dunque, anche la sua anima, cara
signora "S", può rigenerarsi e offrire il ramoscello di pace a Daniela,
senza esporsi, in segreto...
Grazie se vorrà accogliere questa supplica scaturita,
non da un egocentrismo letterario da scrittrice, ma da donna che parla a
un'altra donna, con il cuore in mano.
Grazie
Qui vi riporto l'articolo link dell'articolo.
https://m.facebook.com/story.
Nessun commento:
Posta un commento
Disclaimer
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001.
Rare immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autrice del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.
L'autrice dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.